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(di Francesca Piro)

Ma tu lo sai cos’è il mal di mare? Sì? Non ci credo. Non hai mai messo piede su una barca, che ne sai. Come? Quella volta che sei salita sulla giostra, ti è girato tutto? Sì, ma non è la stessa cosa. Poi sei scesa, in un attimo è finito. No, il mal di mare non lo sai cos’è.

Non lo sai finché non lo provi. Seriamente. Non lo sai finché non sali a bordo di una grande nave o di un guscio di noce, e a un certo punto capisci che preferiresti morire pur di far finire quella sofferenza. Finché non senti nella gola l’acido del vomito e inciampi e sbatti sulle paratie per trovare un rimedio, no, non lo sai cos’è. Finché non c’è che il buio intorno e il mondo è capovolto anche se non lo vedi, no, non lo sai cos’è.

Come? Ripeti, per favore. Dici che se soffri il mal di mare, in barca non ci vai? Sì, magari hai anche ragione. Neanche loro ci sarebbero andati. In barca. Nel Mediterraneo. Ne avrebbero fatto volentieri a meno, sì.

Gente del deserto, che al massimo ha attraversato uno wadi, o un delta paludoso in secca. Gente che il mare non lo ha mai visto. Gente che pensa che il Mediterraneo sia un grande fiume, e che lo si attraversi in un paio d’ore. “Due, massimo tre ore, e sei di là, fratello, di là c’è l’Europa!”. Partono. Lasciano partire. Nella disperazione, affidano i propri figli ad altri disperati. Scappano, fuggono. Dalla guerra, sì, anche dalla guerra. Lo sai che c’è la guerra in Africa, vero? Ah, no? Non ne sai niente? Allora, informati. Perché se non sai come stanno le cose, allora è meglio che non parli. Scappano dalla guerra e dalla povertà, dalla miseria, dalla fame, dall’acqua che non c’è, dalle malattie da denutrizione, dalle infezioni endemiche, dal putridume delle discariche, dalla violenza, dai trafficanti di organi, dai banditi, dai corrieri della droga. Dal deserto che avanza e secca. Dalla paura. Come? Non possiamo salvarli tutti, dici? È vero, non possiamo. L’Africa è enorme, il mondo dell’altra sponda è sconfinato. Questo vedo che lo sai. Quelli che arrivano fino a noi sono i più forti, i più duri, i più resistenti. Mesi e mesi, che diventano anni, ad aspettare nei campi libici. Perché lo sai che in Libia ci sono i campi dei migranti, vero? Quelli dove  i trafficanti li tengono chiusi in attesa di farli imbarcare e dove la polizia li rinchiude dopo averli arrestati quando le motovedette libiche li recuperano in mare [fonte: Medecins sans Frontieres, luglio 2018].

Fanno schifo al mondo quelli che tentano la traversata del mare, quelli che partono per l’Europa, gente senza speranza, che è una vergogna per la grande Madre Africa, gente che serve solo come cassa automatica, per spillargli soldi, migliaia di soldi in dollari sporchi di sangue, di carne viva, di urla, di dolore. Lo sai, vero? Ti gira la testa? Ti stai sentendo male? Non mi dispiace, così capisci meglio. L’UNHCR pochi mesi fa ha diramato una nota “(…) L’UNHCR ha ricevuto segnalazioni di atrocità indicibili commesse contro i rifugiati e i richiedenti asilo nelle strade di Tripoli, tra cui stupri, rapimenti e torture. Una donna ha detto all’UNHCR che criminali sconosciuti hanno rapito suo marito, l’hanno violentata e hanno torturato suo figlio di un anno. La donna ha detto che il bambino è stato denudato e molestato sessualmente dai criminali.(…)” [fonte UNHCR, settembre 2018]L’UNHCR, le Nazioni Unite, per dire. C’è anche l’Europa nelle Nazioni Unite, sì, hai ragione.

Come va? Meglio? Posso continuare? Bene. Questa gente affolla i centri di raccolta migranti e poi parte. A un certo punto, parte. Sai quando sei alla fermata dell’autobus in città, in periferia, alle tue spalle non c’è niente se non grattacieli di uffici, e non ce la fai più, sei stanca, hai lavorato tanto, sogni la cena, il letto, mangiare, dormire e aspetti e aspetti e aspetti? E poi dopo minuti che attendi, anche mezz’ora, l’autobus arriva, ed è già pieno di altri come te, ma tu devi arrivare a casa e salti la fila, sgomiti e ti fai strada per salire a bordo. Hai comprato un biglietto, hai lavorato, sei stanca, è un tuo diritto.

Bene. Ce l’hai quest’immagine? Ora magnificala. Rendila più grande, ingigantiscila e spostala su una spiaggia della Libia. Trasforma i minuti in mesi, le mezz’ore in anni, i soldi del biglietto in migliaia di dollari, l’autobus in un barcone, i passeggeri che ti circondano in uomini, donne, bambini senza più neanche la dignità di essere definiti umani, perché la loro dignità se la sono presa quelli che li hanno depredati, violentati, torturati e quasi uccisi. Ecco, mettiti lì in mezzo a loro, e poi sgomita, sgomita anche tu per salire sul barcone, perché ne hai diritto, hai pagato un sacco di soldi, il calcio del fucile che ammazza quello che vorrebbe salire con te neanche lo vedi, e la guazza di gasolio che già ti bagna i piedi nudi e impregna il fondo della tua veste neanche la senti. Il velo ti copre la testa, ma non ti protegge, non ti ha mai protetto. Sei incinta, ancora non lo sai. La violenza ha lasciato il suo sporco seme. Lo amerai, come ami la tua vita tanto da rischiare di perderla pur di renderla degna. Vai, il Mediterraneo è aperto. Vai. Due, massimo tre ore, e sei di là. L’Europa.

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Mi accade spesso di immaginare i pensieri di coloro che sono partiti, che hanno lasciato la loro terra per cercare una nuova vita, per dare una speranza ai propri figli, per rendere umana la loro esistenza. Li incontro spesso per le strade della mia città. Dedico questo mio scritto ai migranti che in questo momento – 5 gennaio 2019 – sono ancora a bordo della Sea Watch3 e della Professor Albrecht Penck/SeaEye, a largo dell’isola di Malta. Da giorni attendono l’indicazione di un porto sicuro, nella paura di dover essere riportati in Libia. Tra loro ci sono donne e bambini. La fotografia che accompagna l’articolo è del fotografo Anthony Jean ed è tratta dal sito di SOS Mediterranée sulla cui nave SAR Aquarius, Simone Perotti e l’equipaggio di Mediterranea hanno trascorso un’intera giornata di visita, per ascoltare e documentare i racconti del team SAR dell’associazione. Alcune frasi del dialogo che ho scritto sono state ispirate da quei racconti. [NdA]