(di Simone Perotti)

Il mondo è nato senza linee. O almeno, senza linee rette dato che di linee curve, di arzigogoli, di grovigli e di elzeviri è, in realtà, una foresta. Ma linee dritte, di quelle invalicabili e precise, nessuna. Io, in natura, che fosse per valli o per mari, non ne ho mai viste. Qualche decina di metri di falesia, forse, o una roccia a picco sul mare. Ma erano segmenti, non linee. Quelle, le linee dritte, le linee senza fine, che significano chissà cosa e che avvolgono il mondo e la vita in una grandissima rete… le ha inventate l’uomo.

Linee di demarcazione, quelle che vorrei tanto io, di là sbagliato, dove sei tu, di qua giusto, dove sono io, linee di confine, quelle che mi fanno incazzare nero ogni volta che ne devo attraversare uno, linee laterali e centrali, dove scorrere su e giù inconcludentemente, per linee parallele, linee singole, fasci di linee, di fibra, linee di principio che non vanno ignorate, ma quanto mi piace superarle queste, e poi linee gialle dalle quali restare indietro che sta arrivando un treno, linee rosse che delimitano l’area calda, protetta dalla polizia, linee di massima, un po’ sfumate eppure così popolari, prime linee, quelle dove ci si lasciano le penne per primi, retrolinee, in retrovia, che forse lì qualcuno si salverà, linee elettriche, per dare a tutti luce, linee telefoniche, per dare a tutti una voce, linee dati, per rubare informazioni a tutti, linee commerciali, per farci qualcosa di inutile con i dati rubati, linee di difesa, a zona o in linea, lungo la linea dell’out o del fondo, del fuorigioco o del centrocampo, linee che delimitano l’area, fuori è punizione dentro è rigore, linea del treno e linea della metropolitana, a b e c, linee autostradali che a volte portano su un ponte, la sottile linea della decenza, la linea del pudore che a parole sta lì ma nei fatti sta più in qua, linee ferroviarie, per guardare il mondo dal finestrino, linee transatlantiche, per vederlo da un oblò, aerolinee, per vedere solo cielo, linee di moda, diverse dalle linee dell’anno precedente, linea di profumi e linea di lingerie, linee di tendenza, che non si capisce bene se influenzano o sono influenzate, linee che infatti non s’incontrano, parallele, e linee che si dividono, secanti, che ci dividono, crudeli, linee di orizzonti che si perdono, in cui ci perdiamo, linee luminose di stelle che cadono, esprimi un desiderio, linee e scie nel cielo, l’hai vista? linee politiche che non funzionano più, Linea del Carso, Linea Maginot, Linea Gotica, punto linea punto per chiamare aiuto, e linea-parallelo della latitudine, naturalmente, quella che taglia perpendicolarmente la linea verticale longitudine, da nord a sud: il meridiano

E proprio un meridiano, ma non uno qualunque, anzi, il più conosciuto e importante, l’abbiamo oltrepassato oggi, 22 agosto 2018: il Meridiano Zero, quello di Greenwich. Fu stabilito nell’800 che passasse da lì, ma solo come conseguenza di un fatto capitato cento anni prima. Un orologiaio inglese, un tipo di provincia, sbaragliò i maggiori luminari del Regno in un concorso per riuscire a misurare la longitudine in navigazione, su una nave, dove l’orologio a pendolo, per ovvie ragioni, non funzionava. Si chiamava Harris, e inventò il cronometro a molla, ricaricabile. L’orologio meccanico c’era dal Milleduecento, e sulla divisione dell’ora in minuti e della rotazione terrestre in 24 ore e altrettante frazioni si sapeva già tutto da sempre, ma non esisteva ancora, fino alla metà del ‘700, un oggetto preciso – che si potesse portare a bordo – per calcolare quanto a est o a ovest si fosse. Ve lo immaginate? Colombo, Vespucci, Drake navigarono per ogni dove senza alcuna possibilità di calcolo longitudinale. Infatti, bisogna dire che se ne perdevano come le mosche, bastava un banco di nebbia, perdevi contatto visivo con la terraferma e… puff, sparivi, ti perdevi. Magari eri il nuovo Colombo, ma nessuno lo avrebbe saputo mai. Addio.

Da oggi imbarcazione Mediterranea naviga nell’Ovest. Che grande soddisfazione. L’ovest… quello che inizia proprio da quei numeri zero zero zero zero zero che vedete nel video. Nonostante lo zero non sia né di qua né di là, lo strumento che vedete indica già che non siamo più ad Est. Chissà come fa. Ad ogni modo, una linea invisibile che, una volta tanto, possiamo superare senza intoppi, ritrosie o imbarazzi. La linea del meridiano il cui calcolo gli accademici inglesi non vollero – per decenni – riconoscere all’orologiaio Harris (rosiconi i baroni dell’università, da sempre…) e che per un secolo i francesi cercarono di mantenere contro ogni evidenza a Parigi (altri rosiconi i transalpini). Da oggi quell’Est che scandiamo sempre quando diamo la posizione in mare non è più così scontato. Al contrario, è diventato Ovest. L’altro emisfero longitudinale. Chissà cosa troveremo da quella parte! Chissà che magnifiche sorti e progressive recherà questo grande cambiamento! Chissà…

Io resto convinto che la cosa migliore dei confini, delle linee invalicabili, delle linee simboliche e sacre, quelle che “accidenti mamma mia state attenti!”… è scavalcarle. Anche con una certa noncuranza, come si alzasse la zampa per fare pipì, un po’ cani randagi insomma. Come se non ci fossero