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Mediterranea naviga e arriva a Skiathos, porzione di terra particolarmente illuminata, che ha formato molti intellettuali e ha fatto la sua parte nella storia durante la dominazione ottomana, con un cantiere navale, le centodieci navi a vela e i suoi monasteri. Eremo e base di operazioni allo stesso tempo, Skiathos ha contribuito alla cultura della Grecia moderna con Alexandros Papadiamantis e Alexandros Moraitidis, scrittori dell’isola.

 

Skiathos città, capoluogo dell’isola e unico vero centro urbano, è una piccola cittadina costruita nel 1830 alle pendici di due basse colline, in una baia tranquilla nella parte sud orientale dell’isola. Le sue graziose case bianche con i tetti di mattone rosso scuro formano un dedalo di stradine lungo le quali è piacevole passeggiare. Il corso principale della città è intitolato ad Alexandros Papadiamantis, autore di romanzi e racconti del XIX secolo ispirati alla dura vita degli isolani, ambientati nella sua città natale, vera protagonista delle storie. La casa di Papadiamantis si trova appena sopra il porto vecchio e si affaccia su una piazzetta vicinissima al corso a lui dedicato. La casa, tipica e suggestiva nella sua semplicità, è ora un museo che mette in mostra l’arredamento del XIX secolo e qualche copia originale dei suoi scritti.

E’ nella baia di Skiathos città che Mediterranea ha ormeggiato, a Megalo Limani, il porto nuovo, alla destra dell’isolotto di Bourtzi, mentre sulla sinistra si trova Micro Limani, il porto vecchio, riservato oggi solo alle barche e ai pescherecci degli abitanti del posto. In serata verso le 18:30 arriva qui proprio accanto a noi, un grande peschereccio bianco che consegna il pescato al proprietario della pescheria di Micro Limani. Compriamo i gamberi rossi a 4 euro al chilo. Facciamo la spesa insieme agli isolani. Parte dell’equipaggio noleggia alcuni scooter e va in giro alla scoperta delle spiagge e dei monasteri e chiese dell’isola.

peschereccio Skiathos

Mediterranea naviga nel mar Egeo e non è quindi un caso che il mito greco compaia e ricompaia nella storia e nella tradizione delle diverse isole che il viaggio incrocia. Vi avevamo raccontato il mito che avvolge l’isola di Naxos ed ecco che qui a Skopelos si torna a parlare della bella Arianna, abbandonata a Naxos da un ingrato e meschino Teseo. Alcuni miti raccontano che il dio Dioniso fu sollecito nel consolare la bella Arianna, altri dicono che lei disperata si sia gettata in mare affogando davanti alle coste dell’isola. Certo è che dall’unione tra Arianna e Teseo e poi Dioniso, videro la luce molti figli. Tra questi, Staphylo, che giunse a Skopelos con la sua gente e vi si insediò. Quindi, i primi riconosciuti abitanti dell’isola furono i cretesi dell’epoca micenea. L’isola all’epoca si chiamava Pepareto e sembra che Staphylo l’avesse eredita da Rodomonte, fratello del re Minosse, padre di Arianna; il suo nome venne poi cambiato in Skopelos , che significa “grappolo” e deriva, evidentemente, dalla ben nota produzione di vino sull’isola.

Mediterranea ha ormeggiato nella piccola baia di Agnondas, dedicata all’atleta dal quale prende il nome, ritornato vittorioso dai Giochi Olimpici del 569 a.C. Profonda e stretta, è ben protetta dal vento di nord-est che spesso batte sul versante di Skopelos centro. Sulla piccola spiaggia affaccia la “Taverna Korali” e sotto un pergolato di vite canadese, piccoli tavolini bianco-panna ospitano piatti gustosi della cucina locale greca. Abbondanti, come solo in Grecia finora abbiamo trovato. A volte, la porzione di un piatto può essere condivisa anche da tre persone, tanta è la quantità di cibo ben preparato che viene servito. Qui, con il suono del frangente delle piccole onde nelle orecchie, abbiamo mangiato degli ottimi souvlaki di pollo e maiale e abbiamo incontrato Athanassios, un musicista suonatore di bouzouki, che d’estate viene a lavorare sull’isola per arrotondare su quanto guadagnato con la musica d’inverno a Salonicco.

Da Skopelos proseguiamo per Alonissos, l’isola della foca monaca, ma anche del vino. L’antico nome dell’isola “Ikion” si trova infatti inciso su numerose anfore che trasportavano vino, affondate con il loro carico, a largo, nelle acque del mar Mediterraneo. Anche Alonissos è stata fondata da Staphylo di Creta e più di Skopelos, il buon vino che qui viene prodotto, la lega alla terra del mito di Arianna. Sembra infatti che le viti presenti su quest’isola siano arrivate da Creta, insieme ai suoi fondatori. Proprio sul piccolo porto di Patitiri, il villaggio nato dopo il terremoto del 1965 che devastò l’isola, si trova il centro MOm, una delle associazioni più importanti all’interno dell’Ente del Parco Marino delle isole Sporadi, che protegge, difende e preserva la foca monaca. La maggior parte delle foche monache presenti nel mar Mediterraneo si trova in  questo Parco Marino.

Il centro MOm è aperto tutti i giorni durante l’estate, mentre negli altri mesi apre su prenotazione. Molto semplice, ma anche molto esplicativo, racconta su pannelli colorati la storia, l’habitat naturale, le differenti specie animali, la flora e la fauna del Parco ed è visionabile un bel documentario sulle attività del Centro nella difesa e protezione della foca monaca. Una visita da non mancare, non fosse altro per l’elevato tasso emotivo che suscita vedere le immagini di questo animale così riservato e prezioso, ma anche molto furbo. I pescatori locali vivono con lei un rapporto di amore-odio, poiché scaltramente la foca aspetta che i palamiti calati catturino i pesci e poi via via, come su un pallottoliere, veloce sfila le prede catturate e ai pescatori rimangono solo le teste appese agli ami. Se vi capita di trovarvi a parlare con uno di loro, fatevi raccontare, sentirete delle belle storie.

Da Alonissos a Kyra Panagya il tratto di mare è breve. L’isola è proprio lì di fronte. E’ nella zona A del Parco Marino, riserva stretta. Si può ormeggiare nella baia di Ormos Planitis, di forma rotonda, alla quale si accede attraverso uno stretto canale facilmente visibile dal mare aperto. Un monastero, il consueto piccolo altare votivo sulla spiaggetta, alcune capre che si chiamano da una sponda all’altra, il silenzio e l’assenza di ogni luce elettrica, rendono quest’insenatura dell’isola un luogo quasi magico, stregato dalla natura. Non ci sono servizi per ormeggio o rifornimenti, né taverne o ristoranti, è uno spazio altrove, pieno dell’assenza di ciò che riteniamo normalmente fondamentale nelle nostre vite di città.