Regate, imprese, avventure. Storie di uomini e della loro barca

04 shackleton-endurance-compositeChiudete un attimo gli occhi per favore e provate a immaginare … l’Antartide, lasciate le vostre menti vagare attraverso il mare gelato, frastagliato di onde dalle forme fantastiche, iceberg che sembrano castelli fatati che brillano di riflessi perlacei ricchi di sfumature cobalto e rosa e … il silenzio totale assoluto rotto solo dallo schianto sordo dei ghiacci che si spaccano.”

Primavera 1914 a Londra sul Times compare questo annuncio (probabilmente un falso, è giusto dirlo, ma del vero annuncio non si hanno tracce): “Cercasi uomini per viaggio rischioso. Paga bassa, freddo glaciale, lunghe ore di completa oscurità. Incolumità e ritorno incerti. In caso di successo fama e onore”. Arrivarono migliaia di curriculum e di richieste di partecipazione.

Andare in Antartide a quei tempi era un po’ come andare sulla luna.

 

I PROTAGONISTI

Sir Ernest Shackleton

04 shackletonPersonaggio non famoso come tanti altri ma protagonista di una straordinaria impresa. Nato da famiglia irlandese, secondo di dieci figli, avrebbe dovuto diventare un medico come il padre ma a 16 anni innamorato del mare si arruolò come mozzo per viaggiare e a 26 anni riesce a far parte di una spedizione come terzo luogotenente sulla Discovery. Sir Ernest Shackleton (1874-1922) fa parte, insieme ad Amundsen e Scott, del gruppo di pionieri che nel primo ventennio del Novecento partecipò alla corsa verso il polo Sud e che ha fatto la storia dell’esplorazione antartica. Prese parte al viaggio della Discovery guidata da Scott nel 1902, rimpatriato dallo stesso Scott perché colpito dallo scorbuto, e poi comandò la Nimrod nella spedizione culminata con il Farthest South, il record di avvicinamento al polo Sud (dovette arrendersi a sole 135 miglia dal polo), l’ultimo prima della definitiva conquista da parte di Amundsen. E dopo che Amundsen conquista il polo nel 1911, lui progetta un’impresa ancora più ampia: traversare il continente antartico da una costa all’altra, dal mare di Weddell al Mare di Ross.

L’Endurance

04 EnduranceUna vecchia baleniera riadattata a veliero con motore ausiliario alimentato a carbone. Trovata in Norvegia e costruita pochi anni prima, disponeva di alloggi per una decina di passeggeri e attrezzature speciali per le ricerche scientifiche. Si chiamava Polaris. Si decise di ribattezzarla “Endurance”, Perseveranza, Resistenza, in riferimento al motto della famiglia di sir Ernest “con la resistenza si vince”.

 

  

28 Uomini e 70 Cani

04 team28menPartiti dall’Inghilterra nel 1914 con l’intenzione di attraversare per la prima volta a piedi il continente antartico, 3300 km. Uomini forti e duri e anche un po’ matti in cerca di emozioni. Fra questi Frank Worsley, il comandante della nave, 2 medici, un biologo, un fisico, un meteorologo e un artista disegnatore, un fotografo/cineoperatore, Frank Hurley, che riuscì a filmare l’impresa (le foto e i filmati che dell’impresa che vediamo ancora oggi sono tutti suoi), e sulla nave anche un clandestino.

 

I cani eschimesi invece avrebbero dovuto trascinare le slitte una volta a terra. In caso estremo sarebbero serviti come cibo di sopravvivenza. Nacque una grande amicizia tra gli uomini e i cani durante la lunga traversata.

E poi …

          Una continua lotta per la sopravvivenza per una serie di imprevisti.

La nave stritolata dai ghiacci.

I campi dei naufraghi.

La marcia sulla banchisa che si scioglieva.

Le barche di salvataggio trasportate a mano con dentro le poche provviste.

Lo sbarco in un isola selvaggia disabitata e dimenticata da tutti.

 

LA SPEDIZIONE

La spedizione aveva avuto molte difficoltà nell’essere organizzata per via dei finanziamenti. Servivano molti soldi. Shakleton durante un incontro con una ricca signora inglese descrive questo progetto come un grande sogno da realizzare. Poi si rivolge ad un facoltoso industriale per ottenere ulteriori finanziamenti. “Io non posso mettere a rischio il mio denaro per una spedizione che potrebbe non realizzarsi.” Fù la risposta. “Le garantisco che non fallirò. Le difficoltà non mancano mai. È sempre difficile. A molti la mia impresa sembra irragionevole ma io quest’anno andrò nell’Antartide. Mi scusi tolgo il disturbo.” disse Shakleton. “No si sieda per favore. Le ho chiesto di incontrarci perché volevo prendere una decisione e dopo questa conversazione mi resta una sola possibilità, firmare l’assegno.”

Oltre a rappresentare la prima spedizione ad attraversare il continente antartico con la conseguente scoperta (e rivendicazione per il Regno Unito) dei territori sconosciuti che sarebbero stati incontrati durante il tragitto, Shackleton aveva stabilito anche diversi obiettivi scientifici: dalla base stabilita nel mare di Weddell il gruppo doveva studiare la fauna terrestre e marina ed effettuare rilevazioni meteorologiche; sempre partendo dal mare di Weddell due spedizioni dovevano dirigersi verso la terra di Graham e la terra di Enderby, per effettuare osservazioni essenzialmente di natura geologica; dal mare di Ross alcuni geologi dovevano raggiungere il ghiacciaio Beardmore con lo scopo di migliorare la conoscenza della formazione del continente; infine rilievi idrografici, tra cui la misurazione della profondità dei fondali marini attraversati.

Nell’agosto del 1914 Shekleton decide di partire. L’Inghilterra è in guerra e potrebbe aver bisogno di un uomo come lui. Churchill gli dice dipartire. Questo è il periodo della grandi esplorazioni. Dopo 5 mesi e varie tappe di rifornimenti l’ Endurance arriva nel mare di Weddell in Antardite i ghiacci sono parzialmente sciolti ed è l’unico periodo per attraversare i ghiacci.

L’8 agosto l’Endurance salpò per Buenos Aires, da dove raggiunse la Georgia Australe, ripartendone il 5 dicembre per l’Antartide. Dopo poche miglia di navigazione, la nave incontrò i primi ghiacci galleggianti che in quell’anno, contrariamente alle previsioni dei balenieri, si erano spinti molto al Nord, e la navigazione divenne sempre più difficile. L’Endurance si aprì faticosamente la via attraverso i canali, ma ormai l’estate antartica era finita e bisognava prepararsi allo sverno. Il 24 febbraio 1915 la nave venne definitivamente stretta dai ghiacci e andò alla deriva con essi verso il Nord, anche se molto lentamente. La pressione era fortissima, ma la nave resistette magnificamente per alcuni mesi. Poi, il 27 ottobre, si sentì un tremendo scricchiolìo e in poco tempo dell’Endurance non rimase che un relitto informe. Gli uomini fecero in tempo a sbarcare sui ghiacci con molti viveri e si costruirono capanne di ghiaccio dove vissero per qualche tempo. La terra più vicina era a 1.300 chilometri e non c’era altra possibilità che quella di farsi trasportare alla deriva insieme con i ghiacci. Per dieci mesi il lastrone su cui erano i relitti della nave e il campo dei naufraghi, battezzato Ocean Camp, andò alla deriva e gli uomini poterono salvare a più riprese viveri e vestiario dalla nave e uccidere foche e pinguini che servivano magnificamente a variare la dieta giornaliera. Il 24 novembre l’Endurance si inabissò per sempre e, la vigilia di Natale, Shackleton annunciò all’equipaggio che aveva intenzione di iniziare una marcia di avvicinamento all’isola Paulet; tutti furono felici della determinazione del loro capo perché l’inerzia cominciava a pesare ormai troppo sugli animi di tutti. Caricate le slitte, la marcia cominciò sui ghiacci fra ostacoli innumerevoli, specialmente per coloro che dovevano trascinare le pesanti scialuppe. Si pensò di abbandonarle, ma poi il progetto venne accantonato perché senza scialuppe sarebbe stata sicuramente la morte. Quando gli uomini furono sfiniti, Shackleton decise di accamparsi e il nuovo campo venne battezzato Patience Camp. I viveri cominciarono a mancare e il cibo caldo venne distribuito una sola volta al giorno, fino a quando ci si dovette nutrire esclusivamente di carne di foca e di pochi biscotti. Il tempo intanto andò migliorando e la deriva continuò verso l’isola Clarence, che venne avvistata il 7 aprile, all’alba. Il ghiaccio cominciò a frantumarsi e la minaccia di essere inghiottiti dalle onde si fece incombente per i naufraghi. Agirono con prontezza e decisione e il 9 aprile si imbarcarono sulle scialuppe e remarono disperatamente per oltre 100 ore per allontanarsi dal pericolo. Riuscirono a issarsi su in piccolo icerbeg, ma dovettero ripartire quasi subito e tesero con ogni sforzo all’isola Elefante che raggiunsero dopo una furiosa tempesta. Per giungere alla Georgia Australe mancavano ancora 1.400 chilometri! Shackleton studiò con i suoi uomini il da farsi e furono tutti d’accordo nel decidere di tentare la traversata su una sola scialuppa. Aggiustarono la migliore, la James Caird, e Shackleton scelse gli uomini che dovevano accompagnarlo nel disperato tentativo. Gli altri li avrebbero attesi nell’isola Elefante. Uccisa una foca, la scialuppa fu provvista di viveri per un mese, a razioni ridottissime, di un albero e una piccola vela di fortuna.

Il 18 maggio (erano partiti il 23 aprile), gli uomini della James Caird riuscirono ad approdare in una piccola spiaggia deserta della Georgia Australe e otto giorni dopo, dall’alto di una collina, scorsero un raggruppamento di pescatori ai quali Shackleton chiese aiuto per i compagni. L’avventura parve incredibile e impossibile ai pescatori che, comunque, partirono subito con la baleniera Southern Sky. Ma a pochissima distanza dall’isola Elefante, le pessime condizioni dei ghiacci consigliarono il comandante a invertire la rotta. Allora Shackleton si recò nelle Falkland e il 10 giugno ne partì col peschereccio uruguaiano Insitituto de Pesca, ma anche questa volta venne fermato dai ghiacci a 20 miglia dall’isola. Il Cile offrì il suo rimorchiatore Yelcho che poté raggiungere i naufraghi il 30 agosto. Da molti mesi erano in condizioni disperate e soffrivano la fame; furono, almeno moralmente, ricompensati dalle accoglienze trionfali che ricevettero ovunque giunsero.

Ecco come Shakleton descrive la perdita finale della nave Endurance, rimasta stritolata fra i ghiacci verso la fine di novembre del 1915: “È difficile scrivere quello che sento. Per un marinaio la propria nave è qualcosa di più di una casa galleggiante – e sull’Endurance io avevo concentrato ambizioni, speranze e desideri. Affaticata e gemente, con le ossa spezzate e le ferite aperte, ora che la sua storia è appena cominciata, essa sta lentamente rinunciando alla sua vita senziente. Dopo essere andata alla deriva per più di 570 miglia in direzione nord-ovest, nel corso dei 281 giorni, durante i quali è rimasta intrappolata nel pack, ora l’Endurance è annientata e abbandonata.” […]

 

MEDITERRANEI in libreria

SUD. La spedizione dell’Endurance. – di Ernest Shakleton

MEDITERRANEI al cinema

Shackleton. Trans-Antarctic Expedition. – di Charles Sturridge, con Kenneth Branagh, (2003)

MEDITERRANEI al teatro

GHIACCIO – di e con Massimiliano Cividati.

Ghiaccio

MEDITERRANEI in concerto

Franco Battiato. Shekleton. Una catastrofe psicocosmica

Shakleton

 MEDITERRANEI al museo

Merseyside Maritime Museum – Endurance: Shackleton’s Antarctic adventure (tenutasi dal 16 lug 2010 al 27 Feb 2011)

Endurance’s expedition