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 (di Giuliana Rogano)

Sistemo la cambusa, ogni cosa al suo posto, ma non vedo un ordine, una logica, poi arriva il momento della frutta e della verdura, “tutto in frigo” mi dicono, e io metto tutto in frigo, del resto non vedo altro posto. 

Penso a Mediterranea.

Noi a bordo abbiamo una grande dinette e dietro al divano un grande ripiano con delle grandi ceste e noi la verdura e la frutta su Mediterranea la mettiamo li. Quando entri in dinette vedi le ceste piene di colori, i colori della frutta e della verdura del Mediterraneo. La prima volta che ho visto quello spazio ho detto: lì ci va la frutta e la verdura. Poi c’è l’angolo delle spezie, anche quello a vista. Due mesi fa ho comprato i vasetti nuovi per le spezie. Sistemo la cambusa qui, ora, e penso …

Io ho iniziato a fare vela a 30 anni (ora ne ho 44) su suggerimento della mia amica Carla (grazie Carla!), perché io prima andavo in montagna, sciavo, arrampicavo, scalavo, su roccia e su neve, e al mare non mi piaceva andare. “Fai un corso di vela”… e da lì non ho mai più smesso. Tante regate, su barche diverse ma soprattutto sul Meteor (ne ho preso uno tutto mio poi, si chiama Frittatina), tanta scuola vela, poi la patente, qualche esperienza da skipper ma poca navigazione i primi anni, fino all’incontro del tutto casuale con Simone Perotti, 8 anni fa. E da quel momento che ho iniziato a navigare, su Faamu-Sami, un First 36.7, la barca di Simone, una barca da regata, con cui lui, noi (tanti, eravamo in tanti) siamo andati in giro per il Mediterraneo, abbiamo navigato. Lui, noi, io… Faamu-Sami non la dimentichiamo. Lei ora, e anche questo è un caso, è a Napoli, la mia città, ma come ben sappiamo nulla è a caso. Io la tengo d’occhio per lui e per tutti noi.

Poi è arrivata Mediterranea e da aprile 2013 io ormai per 6 mesi all’anno navigo sul suo bel ponte, come comandante e come secondo, dalla Grecia ionica all’Istria fino a San Benedetto del Tronto, poi di nuovo la Grecia ionica, questa volta tutta, il Peloponneso, le isole Cicladi, la penisola Calcidica, la Macedonia, la Tracia fino ad Istanbul attraverso lo stretto dei Dardanelli e il mar di Marmara, poi il Bosforo. E infine il mar Nero, che poi così Nero non è, ma nessuno lo sa perché nessuno ci va. Ma io sì, lo so perché ci sono andata.

Mediterranea è un sogno che si è avverato, perché io sono sveglia e posso sognare, è una esperienza difficile da descrivere perché bisogna viverla, inutile cercare di raccontarla, di spiegarla. Se non sali a bordo non capisci. Ma con Mediterranea io non guadagno soldi, pur essendo uno dei comandanti, guadagno altro, incontri, emozioni, luoghi, amicizia, insomma tanta vita ma pochi soldi, e chi viene con noi lo sa.

E io, che non lavoro più da tre anni (facevo l’architetto), ho bisogno ora di soldi. E quest’anno allora decido di non navigare con Mediterranea a luglio e agosto (ma solo luglio e agosto, capito?!) per cercare imbarchi su altre barche, come marinaio, come secondo, come hostess, come skipper, non importa, qualsiasi cosa va bene. Insomma per lavorare e guadagnare. E quindi i soldi per mangiare, per vivere, questa volta mi vengono dal mare. Tirare fuori i soldi dal mare è una sensazione unica, bella, strana, che ti fa sentire marinaio. Può sentirsi marinaio chi non ha mai tirato fuori soldi dal mare? Pochi soldi che finiscono subito, ma salati, belli, veri. È un lavoro, non è una vacanza, è il sogno di molti lavorare sulle barche ma è un lavoro e come tutti i lavori è faticoso e dopo un po’ anche noioso.

Quando facevo le regate sul Meteor con la mia amica/socia Marina, io ero il timoniere, lei il prodiere. All’inizio discutevamo, litigavamo anche un po’, poi un giorno le dissi “alleniamoci, ma tu al timone e io a prua”. Così capimmo i problemi del timoniere e del prodiere.

È così anche se vuoi fare il comandante. Non puoi fare il comandante se non conosci i problemi del marinaio, e per conoscerli devi fare il marinaio.

Quando lavoravo in cantiere come architetto (project and construction manager) un operaio mi disse “archite’ … non sarete mai un bravo direttore lavori se non fate prima il bravo operaio e poi il bravo geometra” e quel giorno mi misi con lui ad incollare le mattonelle.

Ed eccomi qui, ora, a sistemare la cambusa.

Una settimana su un Hylas 70, barca americana di G. Freres, di una coppia di americani, dal Montenegro alla Grecia ionica. Una settimana su uno Swan 46, in Sardegna nord-orientale, con ospiti spagnoli a bordo. Due bellissime barche, due bravissimi comandanti, io come hostess/marinaio. Cucino, lavo i piatti, pulisco, mi prendo cura della barca, aiuto i comandanti nelle manovre e nei turni al timone. Ma soprattutto mi prendo cura della barca. Non si può essere un buon marinaio se non ci si prende cura della barca su cui si naviga. Cura e umiltà sono i segreti del successo. E poi gli armatori e gli ospiti sono lì per fare la loro vacanza e tu li devi assecondare, accompagnare devi soddisfare i loro desideri, perché sono loro quelli che ti pagano. In fondo loro sono il datore di lavoro. Ed eccomi qui ora a sistemare la cambusa.

E penso a Mediterranea.

Frutta e verdura non sono a vista, non c’è l’angolo delle spezie, la dinette è al centro e la mattina quando ti svegli apri la porta della cabina e sei in mezzo all’equipaggio. Su Mediterranea la dinette è a poppa e le cabine a prua e quando ci si sveglia ognuno ha il tempo di fare le tue cose con calma prima di arrivare in dinette ed incontrare il resto dell’equipaggio.

Sto navigando tanto in questi giorni, anche a vela ma vedo un solo albero, una sola randa. Mediterranea è un ketch e di alberi ne ha due, albero di maestra e albero di mezzana. E poi su Mediterranea la ruota del timone è al centro barca (più o meno) tra i due alberi, non a poppa, ed è riparata dallo spray-hood rigido. La spray hood rigido ti ripara dal vento, dalla pioggia e dal sole. Se navighi una settimana non serve, ma se in barca ci vivi a lungo e fai tante miglia direi proprio di sì. Come si fa a navigare senza lo spray-hood rigido che ti ripara? Mi sembra impossibile ormai.

E poi su Mediterranea abbiamo 4 pannelli solari e 2 generatori eolici e non dobbiamo mai collegarci a terra con la 220V per caricare le batterie e produrre energia, né accendere il motore, né il generatore, siamo autosufficienti dal punto di visto energetico. Come si fa a navigare senza pannelli solari e generatoti eolici, mi chiedo ormai…

Mediterranea è pesante, è una barca di fine anni ’70, quelle in vecchio stile, ma a me ormai sembra leggerissima, facile da portare. Abbiamo cime di ormeggio enormi, parabordi enormi, attrezzatura un po’ datata, ma a me ormai su Mediterranea tutto mi sembra facile e leggero. Sono in confidenza con lei, c’è intimità tra noi, io assecondo lei e lei asseconda me. Basta farle fare quello che lei sa, vuole e può fare, e tutto diventa facile. Alle barche di oggi sei tu che fai fare ogni cosa. Quelle di qualche decennio fa hanno un carattere, una personalità, e bisogna che ci dialoghi. Se fai il duro finisci sul molo. Sopra al molo, intendo, non accanto.

Io però ho iniziato con umiltà e prendendomi cura di lei.

Ma la cosa più importante è che con Mediterranea io viaggio, è il mio e il nostro viaggio e non devo assecondare soddisfare né esaudire i desideri di chi viene a bordo, perché non c’è un datore di lavoro, perché Mediterranea è il viaggio di tutti noi che partecipiamo e ognuno di noi asseconda i desideri degli altri e i propri.

Sono da poco tornata dalla Croazia, due settimane tra le sue isole, ho fatto lo skipper ed in questo caso non ho sistemato la cambusa, ma ho ugualmente e forse anche più intensamente pensato a Mediterranea … e a me. Come capita sempre, in mare.