24 isole

Croazia, Isole Greben – Srednji Greben (set. 2013)


Nulla rivela il destino del Mediterraneo meglio delle sue isole.

Esse ci sono generalmente più vicine d’estate; d’inverno molti di noi ne perdono le distanze. Tuttavia ve ne sono molte che non si lasciano dimenticare in nessuna stagione. Alcune restano sempre dove sono. Altre paiono dissimularsi o scomparire per poi riemergere nello stesso posto; o fare la loro apparizione altrove. Isole di ogni sorta popolano il nostro spirito, belle, seducenti e di facile accesso oppure pervase di mistero o d’orrore, inaccessibili, isole vere e riconosciute che noi stessi abbiamo scoperto o abitato, e isole che hanno ispirato i nostri sogni o i nostri fantasmi; quelle che generano gioia e invitano al viaggio e quelle che suscitano angoscia e incubi.

Qui conciliate le isole si uniscono tra loro a formare arcipelaghi; là, divise, si allontanano l’una dall’altra o si affrontano : Cicladi e Sporadi.

Isole insomma.

La nozione di isola varia da un caso all’altro. E’ da un lato luogo di pace o di raccoglimento, di amore, di felicità e di beatitudine, dall’altro è invece uno spazio di esilio o di reclusione, di castigo, d’espiazione e perfino di penitenza. Così vediamo le isole dalla notte dei tempi.

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Esse differiscono l’una dall’altra a seconda della distanza dalla costa, della natura dello stretto che da questa le separa, della possibilità di raggiungerle a remi o perfino a nuoto. E’ qui che capiamo meglio fino a che punto il mare avvicina o divide. Le isole si distinguono anche per l’immagine che offrono o l’impressione che lasciano: alcune sembrano fluttuare o sprofondare, altre paiono ancorate o pietrificate, alcune sono soltanto frammenti incompleti strappati alla costa, altre hanno lasciato da tempo il continente e autonome pretendono di bastare a se stesse.

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Quando un isola si sforza di rivaleggiare con il continente rischia di innervosirsi o di sfinirsi. Quando invece le viene a mancare la passione, l’abbandono, finisce per invaderla o sopraffarla. E anche sotto questi aspetti che si profila il destino insulare. Alle isole vengono attribuiti stati d’animo o tratti umani troppo umani, al pari di noi esse sono piacevoli, ignote, nude, misteriose, inospitali o accoglienti, desertiche, vulcaniche, maledette e talvolta felici. Alcune di esse sono gravate dal pesante fardello del passato che pesa sul loro equilibrio. Quelle che non riescono a iscriversi nel protocollo della costa restano per sempre orfane solitarie o dissidenti. Gli scogli che costellano le loro rive hanno ispirato racconti commoventi o terrificanti alimentati o rafforzati dalla superstizione o dalla malafede.

Gli abitanti delle isole sono meno spensierati della gente della costa: isolati dal mare sono più rivolti verso se stessi. La loro terraferma quella vera è dall’altra parte del canale. La loro lingua differisce da quella della costa vicina più di quanto non lo esiga la distanza che le separa: questo scarto influisce verosimilmente sul rapporto dei suoi abitanti con il mondo e crea qua e là personalità strane e singolari. Alcune isole possiedono parecchie lingue che ci spiegano da dove vengono i loro coloni e da quanto vi si sono stabiliti.

Un amico poeta, nato su una lingua di terra affacciata sull’oceano, ci suggerisce di distinguere gli isolani dagli insulati. Quest’ultimi appartengono anima e corpo alla loro isola, ne gioiscono o ne soffrono più degli altri, ne conoscono le grandi e le piccole passioni, le loro cause ei loro effetti, ciò che le incoraggia o le avvelena. Alcuni sapienti rigorosi nelle loro definizioni hanno sollecitato anche una distinzione più netta tra isolanità e isolità conferendo a quest’ultimo termine un significato meno vago più marcato.

Grande conoscitore del Mediterraneo e soprattutto delle sue isole l’autore del “Quartetto d’Alessandria” ha salvato dall’oblio la parola islomania o insulomania che aveva scoperto in un’antica descrizione delle malattie che le scienze mediche non avevano ancora diagnosticato o trattato: l’islomania è descritta come una sofferenza spirituale rara e sconosciuta. Ci sono uomini per i quali le isole sono in qualche modo irresistibili, la conoscenza che riescono a ottenere di qualcuna di esse di questo piccolo mondo chiuso e circondato d’acqua li colma di una indescrivibile ebbrezza. Questi insulomani nati sarebbero diretti discendenti degli abitanti di Atlantide e il loro subconscio aspirerebbe ardentemente alla vita insulare.

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Esistono isole più isole di altre. Alcune di esse sono più legate alla terraferma, altre lo sono di meno. Lontano dalle coste abitate al largo o alla deriva si trovano numerosi isolotti dispersi o disseminati. Alcuni li considerano come polvere sulle onde altri vi trovano tracce delle penisole liberate dagli ormeggi.

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Non ci è nota l’esatta origine della parola isola. Gli etimologi mettono in relazione il termine greco nesos con una radice indoeuropea che indica “ciò che naviga” : nuotare, nave, navigazione. Queste parole hanno in comune l’iniziale N. Altre ce l’hanno : no, negare, niente. L’origine di parole latine e romane quali insula, isola, ile, non è ancora stata spiegata.

Le isole sono spesso caratterizzate da segni di separazione o di abbandono. Sarà sempre così? Non potranno mai cambiare la loro sorte?

(Pedrag Matvejevic. il testo accompagna le fotografie di Mimmo Iodice nel volume “Isolario Mediterraneo)

Anche questo ci domanderemo a bordo di Mediterranea durante la navigazione tra le isole del Mediterraneo. Tante isole abbiamo visto da lontano e da vicino durante la rotta del 2013 “sulla scia delle galere” e tante ne vedremo nei prossimi 5 anni.

Isole, isolani e insulati, isolanità e isolità, islomania o insulomania.

Mediterranea è un isola!