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(di Laura Murgia)

Arkoi, Dodecaneso | 1 giugno 2016Pomeriggio inoltrato, facciamo il bagno in un’acqua finalmente calda nella baia di Ormos Stretto, quando pigramente il sole inizia a tramontare. Mediterranea condivide la rada con un’altra imbarcazione, mentre un Gin Fizz di 11 metri, con due uomini a bordo, arriva e si sistema tra di noi. Seguiamo un po’ distratti la loro manovra di ancoraggio, e altrettanto distrattamente li salutiamo, come le buone maniere della marineria richiedono di fare.

Decidiamo poi di scendere a terra e dopo un breve tragitto a piedi imbocchiamo quella che a prima vista sembra l’entrata in un giardino rigoglioso ma in realtà si rivela una taverna dall’atmosfera familiare. Dopo un rilassante aperitivo a base di meze, fresco vino bianco della casa oltre all’immancabile birra, scegliamo di fermarci anche per la cena. Evidentemente i nostri vicini di barca, quelli dell’ancoraggio di poche ore prima, devono aver fatto lo stesso percorso, e per la seconda volta nel pomeriggio, ci ritroviamo affiancati, stavolta di tavolo. Tra un bicchiere di vino e uno scambio di opinioni – che da subito si rivela prezioso – scopriamo che François è un geologo che ama il mare ancor più delle sue rocce e Vincent è uno psichiatra che dopo aver viaggiato e navigato in lungo e in largo ha scelto oggi di impegnarsi profondamente nel sociale, dedicandosi in particolare al recupero degli homeless e all’accoglienza dei migranti. E quando ormai è chiara la nostra provenienza, Vincent cita più volte il nome di Franco Basaglia e i principi rivoluzionari da questi introdotti negli anni ’70, raccontandoci che il suo approccio terapeutico verso il disagio mentale è stato ispirato proprio dallo psichiatra italiano. Francois e Vincent hanno scelto di vivere a Marsiglia – che orogogliosamente definiscono l’unica città di Francia non francese – e il motivo che li ha spinti a farlo è il medesimo che guida il nostro viaggio nel Mediterraneo: l’incontro tra culture, etnie, lingue, religioni diverse che in quella città ha trovato da tempo un proprio stabile equilibrio. Non tutti la pensano allo stesso modo, però. Ce ne accorgiamo quando da un tavolo arriva la voce contraria dell’inglese di mezza età che spera nel “Sì” al Brexit del referendum del 23 giugno, dissentendo su migranti, musulmani e sul ruolo dell’Unione Europea. Ma va bene così, lo scambio di opinioni rimane sempre, e comunque, costruttivo. E’ notte, torniamo a bordo dandoci appuntamento per un caffé la mattina seguente. Il giorno dopo François e Vincent rivelano altri particolari della loro vita, ma soprattutto, una volta a bordo di Mediterranea, ne rimangono affascinati, apprezzandone gli spazi e la vivibilità, e si interessano al nostro viaggio, di cui continuano a chiedere informazioni su ogni cosa. La mattinata non è sufficiente a dirsi tutto, così decidiamo di incontrarci nuovamente a cena, e nuovamente a bordo di Mediterranea. Qui i discorsi si approfondiscono, prendono pieghe a noi congeniali, si parla di tempo da sottrarre al lavoro per dedicarlo a sé e agli altri, ma anche di desideri e di sogni ancora da realizzare, di famiglia, di figli, del mare e della sua gente. Si parla tanto, ovviamente, di Grecia e di Mediterraneo. E’ chiaro a tutti che, pur senza necessità di usare troppe parole, un legame forte unisce persone che si sono conosciute solo poche ore prima ma riconosciute da subito, e la serata scorre via piacevolmente. Con le parole torniamo di nuovo a Marsiglia e Vincent descrive in maniera approfondita il suo progetto professionale che è diventato anche un progetto di vita, a partire da quando, pochi anni fa, insieme ad alcuni volontari ha individuato e ristrutturato un edificio in disuso nel cuore della città per dare vita a un centro dove homeless, alcolisti, malati e disagiati psichici e, più in generale, persone in difficoltà, potessero trovare adeguata accoglienza, cure mediche e attenzioni, per iniziare il loro percorso di reintegrazione o integrazione nella società. Partendo dal presupposto – già sperimentato in nord America con l’analoga iniziativa Housing First – che il recupero nasca, innanzitutto, dal restituire a tali persone una vita normale, una casa, una famiglia, degli affetti, insomma un’identità. Un’idea nata in sordina, ma anche una scommessa con se stesso, rivelatasi talmente dirompente da catturare l’attenzione di stampa Liberation, 2013 e di parte del mondo politico, fino a quando l’allora Ministro della Salute, Roselyn Bachelot, nel 2009 fa visita allo spazio e, convinta dell’importanza del lavoro svolto, decide di assegnare fondi per una cifra significativa. Il centro ideato da Vincent viene individuato come progetto pilota al quale riferirsi per replicarne altri simili in giro per la Francia, mentre nel frattempo al primo si è andato ad aggiungere un secondo edificio – stavolta in migliori condizioni – aumentando la capacità di ospitare persone giunte in città. Quella dello squat non è l’unica attività di Vincent, che si rivela un vulcano di idee parlando dei numerosi altri progetti ai quali sta lavorando – occupandosi di recente anche e soprattutto di emergenza migranti – alcuni già avviati altri ancora da realizzare, sia per terra che per mare. E al mare ci riporta anche François che si interroga sul proprio futuro immaginandosi a bordo di un’imbarcazione e non più al chiuso di un ufficio, come skipper o come ospite è tutto ancora da decidere. Ma d’altronde non sarebbe la prima volta per lui, abituato a svolte coraggiose e radicali, come quando, a 36 anni, decise di reinventarsi iscrivendosi all’università per diventare, appunto, un geologo. Salutiamo “i marsigliesi”, come ormai, scherzando con loro, li abbiamo soprannominati, consapevoli che in qualche maniera tra Mediterranea e Marsiglia, una delle tappe dei prossimi anni, il legame è già iniziato. Au revoir e a presto François e Vincent.