Nel Mar Nero sono presenti tre specie di delfini: il tursiope (Tursiops truncatus ponticus), il delfino comune (Delphinus delphis ponticus) e la focena comune (Phocaena phocaena relicta) e sono geneticamente e morfologicamente distinti da altre popolazioni di delfini del Mediterraneo occidentale e nord-orientale, tanto da essere riconosciuti come sottospecie endemica introvabile altrove.

Si stima che agli inizi degli anni ‘50 nel mar Nero vivesse oltre un milione di delfini che, nel corso degli anni, sono stati decimati dalle numerose campagne di pesca commerciale. Tra il 1958 ed il 1966 sono stati infatti macellati oltre 440.000 delfini comuni, mentre oltre 365.000 sono stati uccisi nei precedenti 12 anni.

Dal 1966, visto l’elevato rischio di estinzione, nel mar Nero vige il divieto di pesca di delfini. Ciò ha portato ad una certa ripresa e, anche se l’attuale dimensione della popolazione non è nota, si stima possa essere costituita da decine di migliaia di individui.

I casi registrati di morte dei delfini sono di tipo accidentale e dovuti principalmente al depauperamento del mare che viene privato delle prede principali (sarde e alici) dalla pesca eccessiva, all’aumento dell’eutrofizzazione delle acque, alla presenza di reti da pesca e alle malattie causate dall’inquinamento del loro ambiente.

Il mar Nero – sintesi

  • – Quasi l’87 % del Mar Nero è totalmente anossico (privo di ossigeno) e contiene alte concentrazioni di solfito d’idrogeno: ciò deriva dagli eventi geologici che in esso si sono verificati, dalla sua forma particolare e dal suo specifico bilancio idrico (forte isolamento rispetto all’oceano, alte profondità, con un massimo di 2.212 m al centro, un bacino imbrifero esteso e un numero di affluenti elevato).
  • – Gli organismi pelagici e bentonici sono in larga parte assenti.
  • – L’elevata diversità dei biotopi fornisce condizioni favorevoli per le invasioni di specie non autoctone.
  • – La composizione e la struttura delle comunità marine sono in continuo mutamento a seguito della riduzione demografica di alcune specie e dell’espansione di altre.
  • – Generalmente, in condizioni naturali indisturbate, la diversità della fauna del Mar Nero è circa tre volte inferiore a quella della fauna del Mediterraneo.
  • – Le minacce alle specie relitte ed endemiche dell’area di studio sono costituite dall’aumento della salinità, dovuto a sua volta alla gestione inappropriata della risorsa idrica e dall’inquinamento dei laghi costieri salmastri e degli estuari, specialmente nel Mar d’Azov.
  • – La produzione primaria è aumentata a causa dell’eutrofizzazione ed il numero di specie è diminuito. Tali cambiamenti, derivanti da pratiche di pesca non adeguate, hanno colpito gli stock ittici; è stato osservato un cambiamento a favore di piccole specie pelagiche, ad esempio l’acciuga e lo spratto.
  • – Il deterioramento di alcuni habitat marini e la carenza di normative per la regolamentazione dell’introduzione di specie aliene – ad esempio attraverso le acque di zavorra delle navi -, hanno fatto sì che queste si siano diffuse, con una modificazione dell’equilibrio degli ecosistemi marini autoctoni. Questo problema è in crescita nel bacino del Mar d’Azov, dove ha stimolato la ricerca di contromisure efficienti volte a combattere le specie indesiderate, divenute ormai stanziali e dominanti nella catena trofica.
  • – Lo sfruttamento eccessivo degli stock ittici, in combinazione con l’invasione dello ctenoforo Mnemiopsis leidyi, ha causato il collasso degli stock di acciuga nel Mar Nero e la sparizione delle più pregiate specie di pesci. Oggi non è ancora in atto una gestione delle riserve degli stock ittici sufficientemente adeguata e integrata.

 

 – Fonte : “Il mar Nero” – Autori: Yu.P. Zaitsev – B.G. Alexandrov – N.A. Berlinsky (Institute of Biology of the Southern Seas) – A. Zenetos (National Centre for Marine Research, Greece) – Edizione italiana a cura di Arpa Lombardia –