Zacharopoulos

 

(di Simone Perotti)

Non esistono Stati del Mediterraneo. Esistono solo città e persone del Mediterraneo“.

Ci accoglie così, subito originale e profondo, alle prime battute del nostro dialogo, Denys Zacharopoulos, Direttore artistico del MAM (Museo Alex Mylona) di Atene e del MMCT (Macedonian Museum of Contemporary Art) di Salonicco, già semiologo, esperto d’arte, professore di storia dell’arte in numerose università europee, autore e co-curatore di una Biennale di Venezia, di una mostra e un saggio sul concetto di “Mediterranean Experience” e infinite altre esperienze di rango tra le sue patrie: gli USA, la Francia, la Grecia. E a giudicare dal perfetto italiano, l’Italia.

 

La cittadinanza del Mediterraneo può essere la via per il recupero dell’identità, soprattutto tra i giovani. E’ tuttavia suggestione culturale, come appartenenza ad uno spazio-mare immenso ma non illimitato, che dunque spinge tanto all’altrove quanto rende suggestiva la stasi. Iliade e Odissea, insomma, i due orizzonti contrapposti”.

Ma cos’è il Mediterraneo allora? “Non mi interessa tanto l’approccio Braudeliano al Mediterraneo come composizione di un ambiente culturale che fa da cerniera tra tre continenti, quanto piuttosto una serie di impressioni, eventi ed esperienze tratti dalla vita quotidiana della gente comune”. “Per questo non esiste un’arte greca, o uno stile greco, ma linguaggi e circostanze in cui i greci fanno arte, dialogando con l’illimite di cui l’arte stessa è interfaccia, cerniera”.

“Quando negli anni ’70 una serie di persone impegnate della società civile fondò il Museo di Salonicco (MMCT) che oggi dirigo, lo fece pensando con chiarezza che l’unica via per preservare il Paese da un nuovo dramma dittatoriale e fascista era coltivare l’arte, la cultura, diffonderla. Che è ancora oggi il principio ispiratore del MMCT”. “Il fatto è che oggi esiste, ancora, un rischio fascista, ma non tanto quello politico, costretto a proporsi come moderato per avanzare alle elezioni, ma piuttosto di matrice fondamentalista. Il fondamentalismo religioso è oggi il nuovo fascismo, mutato geneticamente, ed anche peggiore se si considera che in Italia il fascismo è durato un ventennio, mentre il fondamentalismo ha almeno 1000 anni di storia e di radicamento”.

In Grecia l’arte dialoga orizzontalmente, tanto verso l’estero quanto verso l’interno del paese, e soprattutto nel cinema ha una straordinaria vitalità. I giovani mi pare che tentino di costruire una propria collocazione sociale anche praticando l’arte, facendola, perché un conto è stare seduti al bar come disoccupati, un conto è sedersi al bar guardando, dialogando, ascoltando, per poi riportare tutto nell’alveo dell’opera”.

“Credo che anche in Grecia possa fare strada una riflessione sul tema della cittadinanza mediterranea, anche se, come ho detto, Mediterraneo è oltre i confini degli stati, trasversalmente alle culture e ai linguaggi, alle forme e agli stili, e dunque, artisticamente, ma anche socialmente, questa miscellanea, questa contaminazione, dunque quest’area esiste già”.

Con l’arte non si mangia” disse un giorno un noto politico italiano. Anche in Grecia la politica pensa questo? “Se pensasse questo, la politica greca avrebbe già fatto un passo avanti. Anche un pensiero pessimo come questo sarebbe già molto, almeno avrebbe un’opinione. Cosa che invece neppure ha”.

Zacharopoulos prosegue con le sue impressioni, le sue idee originali, da intellettuale aperto e libero, a volte perfino sorprendente. “La società mediterranea matriarcale è perfettamente impersonificata dal Primo Ministro Merkel. Non è lei forse la grande mamma che tiene in ordine la casa, borbotta se qualcosa non va, tiene i cordoni della borsa e dà garanzia a tutti che qualcuno si occuperà delle cose importanti? E chi la critica non somiglia all’uomo classico del Mediterraneo che sta al bar anche grazie alla donna di casa che pensa a tutto, e dal bar pontifica e mugugna davanti a un caffè? Ma seduti al caffè non si fa la rivoluzione. Anche perché l’uomo del Mediterraneo è fermo, in crisi, deprivato di ruolo e non in movimento, privo di energia, al contrario delle donne, che si muovono e sono reattive. A questo proposito una provocazione: nessuna delle donne mitologiche (Elena, Europa, Medea e molte altre), era greca, ma “barbare”, cioè venute da altrove. Molto stimolante questo pensiero”. Zacharopoulos sorride, poi ci mostra il museo, ci parla della figura anticonformista e indipendente di Alex Mylona, del suo ritiro con alcune amiche su un’isola, dopo aver lasciato i figli, ormai adulti, e il marito, esule, per seguire il suo individuale percorso artistico e sociale. Una Medea anche lei, e infatti al centro di una sala del museo l’opera principale ha proprio questo titolo…