Spetses

 

 

(…) soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore. (Alda Merini)

Era nata in una prigione, Laskarina Bouboulina, nelle segrete di Costantinopoli l’11 maggio 1771. Suo padre aveva partecipato alla Rivoluzione di Orlof (1769-1770) contro l’impero Ottomano ed era stato arrestato dai Turchi. Nascere in una prigione e viverci per qualche tempo deve aver innestato nella bimba il gene di quella futura ribellione ad ogni giogo e costrizione che ha poi caratterizzato la sua vita. La famiglia era originaria della comunità Arvanita (albanese) dell’isola di Hydra nel Peloponneso e Laskarina ne aveva ereditato i tratti somatici: la pelle olivastra, i lineamenti marcati, lo sguardo bruno e fiero.

Alla morte del padre, Laskarina e la madre Skevo ritornarono ad Hydra, per poi trasferirsi a Spetses, quando Skevo sposò Dimitrios Lazarou-Orlof che viveva lì.

All’epoca le isole del Peloponneso erano dedite a fiorenti attività commerciali e Dimitrios era armatore e capitano di una piccola flotta di navi. Fu questo, quindi, l’ambiente nel quale crebbe Laskarina, un mondo fatto di imbarcazioni e commercio, di pesca e porti, di storie del mare e di pirati… e di intenso e forte desiderio di libertà. La Grecia era sottomessa all’impero Ottomano da ormai 400 anni e la gente del porto, i marinai, gli armatori, i soldati greci al servizio dei generali turchi, cospiravano e raccontavano le fantasie di libertà e di ribellione di un popolo oppresso. Tutto questo ascoltò Laskarina, le prime parole che imparò da bambina furono “rivoluzione” e “libertà” e forse fu in quel periodo che iniziò a germogliare in lei il desiderio di vivere un giorno in una Grecia libera.

Si sposò una prima volta a 17 anni e successivamente, dopo la morte del marito, divenne la moglie di Dimitri Bouboulis, armatore e capitano di flotta, di famiglia facoltosa e molto ricco che, alla sua morte avvenuta nel corso di una battaglia contro i pirati, lasciò a Laskarina tutto il suo patrimonio. Da sola, madre di sette figli, due volte vedova, a 40 anni la Bouboulina poteva aver già vissuto. Ma non si perse d’animo. Di mente acuta e agile, fece rapidamente fruttare il patrimonio del marito, stabilendo accordi e alleanze con altri armatori, diventando partner di altre flotte ed aumentando il numero delle proprie navi. In breve tempo poté contare su una rispettabile fortuna.

Tanta intraprendenza non poteva passare inosservata. L’impero ottomano la dichiarò colpevole di tradimento a causa dei trascorsi del marito che si era schierato con la Russia degli Zar durante la guerra russo-turca per il controllo del Mar Nero e tentò di confiscarle tutto il suo patrimonio. La Bouboulina cercò la protezione dell’ambasciatore russo Strogonoff, noto per essere filo-ellenico, e raggiunta Costantinopoli chiese anche udienza alla mamma del sultano Mahmud II. Non sappiamo cosa le disse e quale fu il suo atteggiamento, forse Laskarina le parlò da donna a donna, le parlò come una madre e una moglie, le raccontò la sua vita fin lì, forse le mostrò i propri figli e le chiese aiuto come una figlia. La madre del sultano, colpita da tanto ardimento e coraggio, convinse il figlio a rinunciare alla confisca dei beni.

La Bouboulina quindi, dopo un breve soggiorno in Crimea, fa ritorno a Spetses, ma non vi torna soltanto per riprendere a lavorare, torna portando con sé il vento della rivoluzione. Durante il soggiorno a Costantinopoli, Laskarina è infatti entrata a far parte, unica donna, della società segreta “Filiki Eteria”, che cospira per la libertà della Grecia. Il ritorno a casa coincide quindi con una meticolosa preparazione alla ribellione contro la dominazione turca: acquisto illegale di armi e munizioni, trasferimento clandestino delle proprie imbarcazioni all’isola di Spetses, dove vengono trasformate in navi da guerra, e la costruzione dell’Agamennone, una corvetta armata con 18 cannoni, fiore all’occhiello della flotta rivoluzionaria. Intorno a lei si riunisce un piccolo esercito di “giovani coraggiosi”  (pallikari) come lei li definisce, un esercito che lei stessa paga, nutre e che sostiene, insieme alle navi e agli equipaggi. Tutte le sue fortune sono devolute alla causa di liberazione della Grecia.

Il 13 marzo 1821, con un colpo di cannone sparato dall’Agamennone, al cui comando si trova la Bouboulina, la bandiera greca indipendentista viene issata sul pennone della corvetta. E’ l’inizio della rivoluzione. Il 3 maggio 1821, le flotte delle isole di Spetses, Psarà e Hydra convergono verso Nafplion organizzando un blocco navale. Nell’iconografia ufficiale, Laskarina Bouboulina è rappresentata in piedi a prua dell’Agamennone, con il capo coperto e l’abito tradizionale, il braccio proteso ad indicare la rocca da espugnare, protetta da 300 cannoni. La battaglia è infuocata e la Kapitanissa, come ormai viene chiamata, sbarca a terra con i suoi uomini e partecipa attivamente in prima persona alla battaglia. E poi ci furono Monemvassia, Pilo e Argo, dove morì il suo primogenito Yannis.

Ma della Bouboulina non si ricorda solo l’animo guerriero. Di Laskarina è bello ricordare l’atto di clemenza che chiese ai greci indipendentisti pronti al massacro della popolazione asserragliata nella rocca di Tripolis, nel cuore della Laconia. Per sua intercessione, i greci risparmiarono la vita alle donne e ai bambini della famiglia del Pascià reggente della città, in memoria dell’indulgenza che la madre del sultano Mahmud aveva avuto nei suoi confronti ai tempi di Costantinopoli.

E poi succede. E’ il 1825. I confini della Grecia sono di nuovo in pericolo, poiché la flotta turco-egiziana ha raggiunto le coste del Peloponneso, sotto la città di Pilo. Laskarina, pur essendo ormai in miseria, avendo impiegato ogni suo avere nella rivoluzione, è di nuovo pronta a combattere e si sta preparando per organizzare gli uomini e partire.

Inattesa arriva un’accusa infamante da parte della famiglia della fidanzata di suo figlio. Ecco che Laskarina dimentica la Grecia, la patria e la rivoluzione. Ecco che gli ideali politici e di lotta sono messi da parte. Ecco che la Kapitanissa perde il suo ruolo pubblico e torna ad essere soltanto una madre. Fronteggia i parenti della famiglia della ragazza, difende suo figlio, il clima si fa acceso e, improvviso, un colpo di pistola, sparato da una mano rimasta per sempre anonima, la coglie in piena fronte e la uccide.

E’ così che è finita la sua vita. E’ così che è morta Laskarina Bouboulina, eroe nazionale della Grecia libera, unica donna ammiraglio della Marina Imperiale Russa, nata in una prigione, con nel cuore e sulle labbra una sola parola: LIBERTA’.